Un lavoratore è costretto all’amputazione della gamba in seguito a un grave infortunio sul lavoro subito mentre conduceva un carrello elevatore. Confermata la responsabilità datoriale dell’Amministratore della S.r.l. per cui lavorava il danneggiato con la condanna in sede di merito per lesioni gravissime.
Il datore di lavoro è condannato in primo e secondo grado per:
- aver consentito che il lavoratore infortunato si ponesse alla guida del muletto senza avere le necessarie competenze e abilitazioni;
- mancanza di adeguata formazione e addestramento del lavoratore;
- aver adottato un’organizzazione aziendale carente e insufficiente, in cui non erano selezionati a dovere i lavoratori addetti alla conduzione del muletto.
Nel rivolgersi alla Corte Suprema di Cassazione, il ricorrente denuncia, tra gli altri motivi, violazione di legge e vizio di motivazione. Motivazione, a suo dire, contraddittoria e fondata su una premessa insussistente, ossia sulla presunta carenza organizzativa e di programmazione che avrebbe contraddistinto la sua azienda.
Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello avrebbe ritenuto, a torto, che in azienda regnasse un andazzo generale di lassismo e approssimazione. Per giunta sulla base di un unico e isolato episodio, senza entrare nel merito delle singole condotte. Nel caso in oggetto, l’azienda aveva pianificato la destinazione dei lavoratori ai vari cantieri e in particolare per il danneggiato la destinazione all’Area Parchi. Tuttavia era emerso che la mattina stessa del sinistro erano state apportate delle modifiche, redatte a penna, relativamente alla destinazione del lavoratore. Il lavoratore sarebbe stato quindi spostato in un’altra area per sostituire un collega, in totale difformità delle procedure di accesso allo stabilimento e senza che la società e l’imputato ne fossero resi edotti. Inoltre, la Corte avrebbe dovuto considerare le responsabilità concorrenti dei soggetti preposti al controllo, come il capo squadra e il capo cantiere.
La condanna per lesioni gravissime
Tuttavia, con la sentenza n. 35651/2021 la Corte Suprema di Cassazione ritene infondate le doglianze proposte dall’imputato. La lettura congiunta delle sentenze di primo e secondo grado consente di affermare come i Giudici avessero ampiamente e adeguatamente motivato la conclamata disorganizzazione aziendale. Disorganizzazione tale da cagionare il grave infortunio sul lavoro. La Suprema Corte, quindi, si pronuncia sul ricorso condannando il datore di lavoro in sede di merito ai sensi dell’art. 590 c.p. per aver cagionato colposamente a un suo dipendente gravissime lesioni personali, a seguito delle quali subiva l’amputazione della gamba sinistra.
In tale prospettiva, all’imputato, quale Amministratore della S.r.l., sono attribuite:
- la colpa specifica ai sensi dell’art. 71 “Obblighi del datore di lavoro” di aver consentito che il lavoratore infortunato si ponesse alla guida del muletto senza avere le necessarie competenze e abilitazioni e senza che al medesimo fossero forniti “adeguati formazione, informazione e addestramento”;
- la colpa generica di avere attuato e tollerato un’organizzazione aziendale del tutto carente e insufficiente, nella quale, come accertato, non vi era alcuna specifica programmazione e previsione in ordine alla scelta del personale addetto alla conduzione delle macchine operatrici.
Quando un infortunio si definisce grave?
Un infortunio si definisce grave quando si verifica una delle seguenti condizioni:
- l’infortunio grave causa una patologia che mette in pericolo di vita l’infortunato;
- l’infortunio grave produce l’indebolimento o l’invalidità permanente di un organo o di un senso.
Cosa fare in caso di infortunio grave?
In caso di grave infortunio sul lavoro bisogna rivolgersi immediatamente al medico dell’azienda, qualora presente, o chiamare subito il Pronto Soccorso spiegando brevemente la dinamica dell’incidente. Al medico curante si dovrà poi richiedere il certificato medico che riporterà la diagnosi e la prognosi con i giorni di inabilità temporanea assoluta per l’astensione dal lavoro.